Fede e vita
Armida Barelli nasce a Milano il 1° dicembre 1882. Il padre, Napoleone, è un raffinato mercante d’arte nel campo delle stampe antiche. La madre, Savina Candiani, ha frequentato gli studi di Magistero ed è una donna brillante e determinata. In famiglia, rigore morale e sentimenti patriottici laici si uniscono a una pratica religiosa formale. Seconda di sei figli, Ida – come è chiamata in famiglia – frequenta l’Istituto della Santa Croce di Menzingen, in Svizzera, dal 1895 al 1900. Il collegio è diretto dalle suore francescane: qui riceve una solida istruzione, imparando anche il francese e il tedesco. Si avvicina alla devozione al Sacro Cuore e alla spiritualità francescana che nutriranno la sua vita spirituale negli anni successivi.
Armida (a destra) all’età di due anni insieme alle sorelle Vittoria e Gemma nella casa di Milano - Gemma, Armida e Mary
Nel 1910 collabora alla Piccola Opera per la Salvezza del Fanciullo, fondata da Rita Tonoli che le presenta padre Agostino Gemelli, il medico divenuto frate francescano. Questo incontro segnerà profondamente la vita di entrambi. Aderisce al Terz’Ordine Francescano. I colloqui con Gemelli e la guida spirituale di padre Arcangelo Mazzotti le chiariscono via via che può consacrarsi, continuando a vivere nel mondo, alla scuola di Francesco d’Assisi.
La concretezza e l’equilibrio interiore di Armida Barelli si rafforzano attraverso i suoi molti impegni: sostiene l’azienda di famiglia alla morte del padre; le vengono richieste traduzioni per la «Rivista di filosofia neo-scolastica», fondata da Gemelli nel 1909 insieme al dottor Ludovico Necchi e a don Francesco Olgiati. Armida partecipa alle discussioni dei tre amici: comprende la necessità di rinnovare la cultura cattolica.
Vive attivamente le sue convinzioni cristiane. La sua spiritualità si esprime nella tensione verso la santità di vita nella fedeltà al Vangelo: spirito di fede, preghiera assidua, servizio alle famiglie povere sono i riferimenti della sua azione quotidiana.
Il suo tempo
Negli stessi anni forti tensioni scuotono il cattolicesimo ambrosiano. I sostenitori delle forme tradizionali di presenza della Chiesa si confrontano con chi vuole rinnovare l’azione dei cattolici. Rimane forte la contrapposizione allo Stato liberale, ma si diffondono sentimenti patriottici tra i cattolici che vogliono inserirsi nella vita nazionale. Si moltiplicano le proposte per promuovere l’“azione cattolica” dei fedeli laici e formare una nuova classe dirigente per l’Italia del domani.
Dalla fine dell’Ottocento, la vitalità delle associazioni cattoliche si confronta con il potere della classe dirigente liberale e con il dinamismo dei movimenti di operai e contadini. La politica del governo non risponde alle attese degli ambienti popolari.
Per risolvere i conflitti sociali, il cattolicesimo ambrosiano rafforza le sue iniziative educative e di assistenza. Nella società industriale, anche la religiosità sta cambiando: giovani, operai e donne si allontanano sempre più dalla Chiesa. Per avvicinarli è necessario un cambiamento.
Lo scoppio della prima guerra mondiale dissolve molte speranze dei cattolici: il sogno di un nuovo ordine sociale fondato sui valori cristiani è travolto dalla tragedia del conflitto.
L’Italia entra in guerra nel 1915. Armida Barelli partecipa con padre Agostino Gemelli alla consacrazione dei soldati al Sacro Cuore in cui era coinvolta l’Unione Donne. Deve essere una manifestazione religiosa per dare coraggio ai militari e alle loro famiglie. Armida diventa segretaria e anima organizzativa di un Comitato, presieduto da Gemelli e affiancato da padre Arcangelo Mazzotti e dal conte Ernesto Lombardo. Diffonde i sussidi per la consacrazione, smista la corrispondenza, si occupa dei pacchi da spedire al fronte, coinvolgendo altre giovani donne. Il 5 gennaio 1917 avviene la solenne consacrazione dell’esercito italiano al Sacro Cuore. In primavera, Armida incontra papa Benedetto XV.
Nel 1918, Gemelli fonda la casa editrice Vita e Pensiero; quattro anni prima aveva fondato una rivista con lo stesso nome. Armida Barelli partecipa con una quota azionaria e diventa amministratrice dell’editrice.
Gioventù Femminile
Autunno 1917. La prima guerra mondiale è nelle sue fasi più tragiche. L’arcivescovo di Milano, il cardinal Ferrari, affida ad Armida il compito di fondare un’associazione giovanile femminile. Deve avere obiettivi simili alla Società della Gioventù Cattolica maschile che mobilita migliaia di giovani con un programma preciso: “preghiera, azione, sacrificio”.
Nel febbraio 1918 la Gioventù Femminile ambrosiana è inaugurata ufficialmente. Nelle parrocchie sorgono in pochi mesi decine di circoli femminili. La capacità organizzativa e il profilo umano e spirituale di Armida Barelli contribuiscono al successo della proposta alle giovani che devono sapersi opporre al marxismo e al laicismo. Si riuniscono, studiano il catechismo e pregano con la guida dell’assistente ecclesiastico. La Gioventù Femminile è in cammino!
Educare le giovani cattoliche
Alla fine della Prima guerra mondiale, la “questione femminile” è la nuova frontiera del cattolicesimo organizzato. Armida Barelli è immediatamente coinvolta nelle iniziative nazionali. Cristina Giustiniani Bandini, presidente dell’Unione Donne Cattoliche Italiane, intuisce che la giovane milanese può aiutare l’associazione. Nel settembre 1918 Armida è nominata da Benedetto XV vice-presidente dell’Unione Donne con l’incarico di fondare la Gioventù Femminile Cattolica in Italia.
All’inizio Armida è incerta sulle sue capacità, ma poi si impegna con passione. Sa interpretare le aspettative delle giovani cattoliche. La “sorella maggiore”, come sarà presto chiamata, fissa obiettivi esigenti per le giovani: formazione spirituale e liturgica, conoscenza della dottrina sociale della Chiesa e una «completa educazione elettorale», anche se le donne non possono ancora votare. Il motto per tutte è “eucarestia, apostolato, eroismo”.
La diffusione
Armida Barelli raccoglie intorno a sé un gruppo di dirigenti coeso e motivato, di varie condizioni sociali e da tutte le regioni. L’appoggio del Papa le garantisce la considerazione dei vescovi che incontra nei suoi viaggi per l’Italia. Si sposta in treno e in nave, spesso da sola, raro per una donna della sua condizione sociale. Raggiunge città grandi e piccole, dal nord al sud della penisola. La proposta di “azione cattolica” per le giovani è accolta con grande favore, sebbene non manchi qualche diffidenza per un progetto giudicato da alcuni troppo moderno.
L’entusiasmo e la capacità realizzativa di Armida diventano il motore della Gioventù Femminile che ha la sede centrale a Milano e si dirama nel Paese. Nascono comitati diocesani e moltissimi circoli parrocchiali. Numerose giovani diventano “propagandiste” per promuovere l’associazione. Nel 1919 le aderenti sono 155.000, dieci anni dopo sono 477.000, e 1.120.000 nel 1952.
La diffusione della Gioventù Femminile impegna tutte le giornate di Armida Barelli. I primi anni sono i più difficili. La nuova iniziativa è trascinata dall’entusiasmo di moltissime ragazze, ma anche dalla capacità di coordinamento di Armida.
In alcuni casi, vescovi e parroci non si fidano di un’iniziativa promossa dalle giovani per le loro coetanee. Le famiglie temono per la “moralità” delle loro figlie. Operaie e maestre ritengono rischioso testimoniare la propria fede nei luoghi di lavoro. Eppure la nuova associazione attira le ragazze che vogliono tenere insieme vita attiva e fede cristiana.
Emancipazione cattolica
Nella Gioventù Femminile, le ragazze vivono in modo dinamico gli ideali cristiani in un quadro di riferimenti tradizionali e rassicuranti: preghiera, esercizi spirituali e “dottrina cattolica”. È proposto un modello di donna che all’apparenza non si allontana molto da quello prevalente nella cultura cattolica.
Eppure le ragazze cattoliche studiano anche la “questione sociale” e si impegnano nell’assistenza negli ambienti popolari. Escono di casa e si ritrovano fuori del controllo diretto della famiglia. La GF è la prima esperienza di emancipazione per milioni di ragazze che sperimentano, grazie a questa esperienza ecclesiale, libertà e autonomia. Molte prendono la parola e hanno un ruolo pubblico impensabile fino a pochi anni prima.
Stampa giovanile
Dal 1923 tutte le socie della Gioventù Femminile (oltre 250.000) sono raggiunte dal giornale «Squilli di risurrezione». La diffusione è considerevole, in più di 15 edizioni. A tutte le iscritte è garantita unità di indirizzo e rapidità di informazione. Pochi altri giornali hanno una simile forza. Per molte ragazze, soprattutto nelle zone più depresse del Paese, è l’unico giornale che entra nelle loro case.
Gli articoli di Armida Barelli sono letti in tutta Italia: usa un linguaggio diretto, ma denso di richiami spirituali. Riesce a entusiasmare le ragazze e a unirle per un obiettivo comune. Armida è una guida, una sorella fidata: le migliaia di lettere che riceve esprimono legami di amicizia cristiana e il senso della comune appartenenza alla Chiesa.
Armida Barelli imprime alla Gioventù Femminile il senso della “militanza”: l’apostolato deve essere vissuto ogni giorno in famiglia, a scuola, nei luoghi di lavoro. Ogni ambiente deve essere raggiunto dall’annuncio cristiano. E le ragazze devono prepararsi insieme a questo compito.
In ogni diocesi la GF si organizza su base parrocchiale: l’associazione partecipa attivamente alla vita delle parrocchie e fornisce un sostegno rilevante al clero. Le giovani cattoliche collaborano al catechismo dei bambini e delle bambine. Aiutano il parroco per le liturgie. Rimangono pienamente laiche, senza confusione di ruoli. In molte parrocchie, la loro collaborazione costante e competente diventa indispensabile.
Fiducia e responsabilità
Armida Barelli si dimostra instancabile nel promuovere la Gioventù Femminile. Dal 1922, il nuovo papa Pio XI le rinnova la fiducia e rafforza i legami con l’associazione.
Dal livello nazionale alle diocesi e alle parrocchie si riproduce una struttura simile: la presidente, il consiglio direttivo e il sacerdote assistente sono il cuore pulsante dell’associazione. Non mancano le resistenze. Alcuni parroci ritengono non opportuno affidare a giovani ragazze compiti che le portano fuori casa e, a volte, lontane dalla parrocchia. Di fronte alle obiezioni, Armida risponde attraverso la formazione delle giovani alla responsabilità nella Chiesa.
Spiritualità giovanile
Per Armida Barelli, le giovani devono curare soprattutto una intensa vita interiore. La santità è uno stile di vita da praticare ogni giorno per vivere pienamente il proprio tempo, fedeli alla propria vocazione al matrimonio, alla vita religiosa attiva o monastica, alla consacrazione nel mondo.
La massiccia adesione alla GF corrisponde alla qualità della preparazione data alle Socie Effettive, le giovani che si avviano all’età adulta. Vi sono anche le Aspiranti, le Beniamine, poi le Piccolissime per le bambine con meno di sei anni, e gli Angioletti, dalla culla fino ai tre anni. Per rispondere alle diverse condizioni di vita, sono organizzate iniziative per le studentesse, le operaie e le “rurali”. Molto partecipati sono i pellegrinaggi sia nazionali, sia internazionali, a santuari mariani o legati a testimoni di santità; nel 1930 la GF propone un pellegrinaggio in Terra Santa.
La salita al potere di Mussolini, nel 1922, preoccupa Armida Barelli che già nel maggio 1921, in un articolo, chiarisce perché le socie della Gioventù Femminile non devono aderire al fascismo: ne condanna la violenza e la matrice dittatoriale. Teme che le organizzazioni fasciste possano influenzare la GF.
La proposta religiosa rivolta alle giovani è di fatto alternativa al fascismo. La forza di attrazione delle associazioni cattoliche preoccupa il regime fascista che nel 1931 chiude per alcuni mesi i circoli della Gioventù Femminile e della Gioventù Maschile: il Papa li difende con l’enciclica Non abbiamo bisogno. La Gioventù Femminile Cattolica Italiana diventa la Gioventù Femminile di Azione Cattolica.
Si intensificano gli incontri locali e nazionali: nel 1938, per il ventennale di fondazione della Gioventù Femminile le piazze si riempiono di ragazze vestite di bianco. Distintivi, canti e bandiere cementano lo spirito di appartenenza alla GF. Con la stessa ispirazione religiosa, durante la guerra, alcune giovani partecipano alla lotta della Resistenza contro il fascismo.
Qualche frizione
Negli anni Trenta, la Gioventù Femminile ha una solida organizzazione interna e unità di indirizzo. Sorgono alcuni attriti con l’Unione Donne. A differenza dell’Unione Donne, che è costituita in prevalenza da persone benestanti, la proposta della GF è più “popolare”: si rivolge a tutte le giovani che in molti casi sono operaie e contadine. È un aspetto che darà origine a frizioni tra le due associazioni
Un altro problema è il passaggio delle giovani all’Unione Donne. Il primo Statuto prevede che il passaggio avvenga quando una ragazza si sposa oppure raggiunge i trent’anni. Invece molte giovani vogliono rimanere nella GF.
Dentro la guerra
L’Italia entra in guerra nel 1940. Diventa difficile garantire la regolare attività della Gioventù Femminile. Armida invita le giovani all’obbedienza alle autorità costituite, con spirito di fede. Sulla spinta della “sorella maggiore”, le giovani sono coinvolte nelle attività di beneficenza, nella preghiera per la fine del conflitto e nella consacrazione del popolo italiano al Sacro Cuore, mentre continuano le attività formative tra molte difficoltà.
A causa dei bombardamenti su Milano, molte dirigenti centrali sono sfollate. Armida si rifugia nella casa di famiglia a Marzio, vicino a Varese. Nell’agosto del 1943, bombe incendiarie colpiscono la sede centrale della GF, l’Università Cattolica e l’Opera della Regalità, dove vi sono anche il suo alloggio e il suo archivio: i locali sono danneggiati, libri e giornali prendono fuoco. Armida si precipita a Milano. Davanti alla distruzione propone di ricostruire tutto e subito, anche quale segno di speranza per un futuro di pace.
Armida Barelli cura con grande attenzione le relazioni internazionali della Gioventù Femminile. Le giovani cattoliche italiane devono essere pronte a raccogliere le novità sperimentate all’estero e a far conoscere le realizzazioni della GF. I giornali dell’associazione informano regolarmente le socie sulle diverse iniziative internazionali.
La “sorella maggiore” sfrutta la sua conoscenza del francese e del tedesco. Nel 1922 partecipa al congresso dell’Unione Internazionale delle Leghe Cattoliche Femminili e propone di creare una sezione giovanile, che nasce quattro anni dopo. Collabora all’organizzazione dei congressi internazionali giovanili. Nel 1939 si celebra a Roma l’ultimo congresso prima della guerra: partecipano 700 rappresentanti di 31 nazioni.
Una missione in Cina
Armida Barelli coltiva un sentimento missionario che aveva maturato già negli anni della giovinezza e accoglie con entusiasmo e creatività l’invito di Benedetto XV a sostenere le missioni. La Gioventù Femminile dal 1920 ha un forte legame con le missioni in Cina: Armida lancia una raccolta di offerte per aiutare un vescovo missionario francescano ad aprire un orfanotrofio femminile nello Shaanxi.
Nel 1922 nasce l’Istituto Benedetto XV in Cina. Tra queste giovani orfane, nel 1923, il vescovo fonda con una giovane cinese la Congregazione delle Francescane Missionarie del Sacro Cuore, una congregazione solo cinese che, nonostante le dure persecuzioni subite, è ancora attiva, con sede centrale a Xi’an.
Passare la mano
Alla fine della guerra, Armida Barelli fa un passo indietro dalla direzione della Gioventù Femminile. Nel 1946, lascia la presidenza dell’associazione che aveva contribuito a fondare e che aveva guidato ininterrottamente. Continua a seguire però lo sviluppo della GF. Fortemente sollecitata dalle aderenti scrive la storia della GF nel volume "La Sorella Maggiore racconta".
È nominata da Pio XII vice-presidente nazionale dell’Azione Cattolica e responsabile dell’Ufficio di propaganda. Riprende a viaggiare in Italia, anche se i problemi di salute rendono gli impegni più faticosi. La fiducia del Papa e le attese di migliaia di donne la sostengono. Il successo delle celebrazioni per il trentennale della GF, nel 1948, le confermano che la strada scelta è quella giusta.
Istituto Secolare delle Missionarie della Regalità di Cristo
Intorno ad Armida Barelli si raccoglie un gruppo di donne con la volontà di dedicare la propria vita a Dio. Alcune sono giovani della GF che desiderano restare nel mondo e continuare nell’annuncio e nell’impegno nella società. Il 19 novembre 1919 Armida Barelli, padre Agostino Gemelli e alcune donne fondano quello che diventerà l’Istituto Secolare delle Missionarie della Regalità di Cristo. L’Istituto nasce ad Assisi, nel coretto della chiesa di San Damiano, che era stato di santa Chiara e delle sue sorelle. Dieci anni dopo, le Missionarie sono centoventi, cinquecento nel 1933, oltre mille nel 1942 e duemila nel 1951.
Per Armida, la fede e la missione nel mondo hanno bisogno di donne preparate, capaci di confrontarsi con la società moderna senza timore. Le Missionarie della Regalità di Cristo sono fondamentali per lo sviluppo della Gioventù Femminile e dell’Università Cattolica, come anche dell’Opera della Regalità: dedizione alla causa, continuità di lavoro e unione spirituale sono i caratteri dell’Istituto.
Le attività promosse da Armida Barelli si diffondono nelle varie zone d’Italia grazie alla condivisione e alla collaborazione delle Missionarie.
Come Armida Barelli, le Missionarie della Regalità si consacrano a Dio, senza cambiare il loro stato di vita di cristiane laiche. Si dedicano a tempo pieno a Cristo e alla Chiesa. Lavorano in tutti gli ambienti, come le altre donne. Le Missionarie non hanno vita comune, si ritrovano periodicamente per pregare, per corsi di formazione e per gli esercizi spirituali.
La “sorella maggiore” si conferma guida attenta delle Missionarie che rispondono all’invito di Pio XI di trasformare il mondo in senso cristiano. Nel 1947 con la Provida Mater Ecclesia di Pio XII, queste nuove forme di consacrazione laicale sono riconosciute dalla Chiesa, grazie anche all’impulso dato dall’Istituto fondato da Barelli e Gemelli.
Università Cattolica del Sacro Cuore
Armida Barelli non sente una vocazione intellettuale pur essendo dotata di una buona cultura. Proprio la frequentazione di Gemelli e dei suoi collaboratori le fa percepire l’importanza di dotare i cattolici (anche le donne) di una preparazione adeguata alle sfide della società moderna.
Dopo aver pubblicato la «Rivista di filosofia neo-scolastica» nel 1909 e la rivista di cultura cattolica più divulgativa «Vita e Pensiero», lanciata con il famoso editoriale Medioevalismo, nel 1915 padre Agostino progetta l’Istituto di Studi Filosofici Maria Immacolata che prefigura una struttura di studi superiori di orientamento cattolico. È però nelle ultime settimane della Grande guerra che il progetto di università cattolica ha una decisa accelerazione.
Armida Barelli e padre Gemelli, nel settembre 1918, si ritrovano in una circostanza singolare. A Varallo Sesia, fanno visita all'anziano e ormai molto malato Giuseppe Toniolo, professore di Economia politica all’Università di Pisa, importante esponente del movimento cattolico in Italia, anch'egli dichiarato beato nel 2012. Toniolo, ospite del conte Ernesto Lombardo, presente anche Ludovico Necchi, raccomanda al gruppo di amici di lavorare per la fondazione di un’istituzione universitaria cattolica.
L’impresa non è semplice. Ci sono ostacoli politici: nell’Italia laica di inizio secolo, le iniziative cattoliche suscitano timori nella classe dirigente liberale dove sono diffusi sentimenti anticlericali. Anche da parte della Chiesa vi sono difficoltà: chi avrebbe garantito la correttezza dottrinale dell’Ateneo? Bisogna poi preparare i programmi di studio, trovare i professori, reperire i locali per uffici e aule. E soprattutto occorrono i finanziamenti. E Armida, ancora una volta, si mette all’opera.
Armida Barelli mette le sue competenze a disposizione dell’Università Cattolica del Sacro Cuore. Con Agostino Gemelli, Francesco Olgiati e Ludovico Necchi, progetta la nuova istituzione. Fa parte del Comitato promotore (poi Istituto Toniolo) e successivamente degli organi direttivi dell’Istituto e dell’Università. È nominata “cassiera”, incarico che manterrà fino alla sua morte.
Armida insiste perché il nuovo Ateneo sia intitolato al Sacro Cuore. La sua tenacia porta i risultati sperati. Una donazione consistente del conte Lombardo permette di acquistare la prima sede a Milano, in via Sant’Agnese. Sono però soprattutto le moltissime offerte, anche piccole – soprattutto della GF – che arrivano da tutta Italia a rendere possibile l’impresa.
Cucitrice di opere
L’inaugurazione del primo anno accademico dell’Università Cattolica del Sacro Cuore avviene il 7 dicembre 1921. Armida Barelli sale sul palco e – unica donna – prende la parola per presentare la “relazione finanziaria”. Tra cifre e bilanci, il suo obiettivo è creare «intorno all’Università consensi ed affetti in ogni classe sociale».
Padre Agostino Gemelli definisce Armida Barelli “cucitrice di opere”. In effetti, Armida riesce a collegare tra loro Università Cattolica, Gioventù Femminile e Missionarie della Regalità. E gli esiti sono sorprendenti.
Un esempio. Con l’aiuto delle giovani cattoliche, dal 1923 Armida promuove ogni anno la “Giornata universitaria” per raccogliere finanziamenti e far conoscere l’Ateneo in tutte le diocesi. Pio XI suggella l’iniziativa con l’autorizzazione della Santa Sede e istituisce l’annuale Giornata universitaria nazionale che continua fino ad oggi.
Nei suoi viaggi per l’Italia, Armida presenta come frutti della stessa intuizione l’Università Cattolica, la Gioventù Femminile e le Missionarie della Regalità.
In pochi anni riesce a sensibilizzare i circoli cattolici femminili per sostenere la “loro” Università. Le giovani si iscrivono ai corsi universitari avviati a Milano. E poi i docenti dell’Università Cattolica intervengono agli incontri della GF: un canale straordinario per la formazione – religiosa e civile – di milioni di ragazze, spesso di estrazione popolare. Su richiesta di Pio XII viene anche avviata la formazione universitaria delle religiose a Castelnuovo Fogliani (Piacenza).
Il circolo virtuoso pensato da Armida Barelli si realizza con l’aiuto di operaie e studentesse, contadine e impiegate, nelle grandi città e nelle zone più periferiche. La crescita e l’emancipazione delle italiane passa anche di qui.
Amici per l’Università
Per garantire un sostegno al nuovo Ateneo, nel 1921 è fondata l’“Associazione Amici dell’Università Cattolica”. Armida ottiene da Benedetto XV l’approvazione dell’iniziativa. Gli “Amici” collaborano con la Gioventù Femminile per organizzare incontri di preghiera, iniziative culturali e raccolta di offerte, curando anche l’orientamento per la scelta delle facoltà dell’Università. Il «Bollettino degli Amici dell’Università Cattolica» informa regolarmente sulle attività dell’Ateneo e sui progetti da realizzare. È una forma innovativa di comunicazione che sarà seguita anche da altri atenei in Europa.
Armida Barelli è molto più di una “cassiera” per l’Ateneo che in poco più di trent’anni aumenta facoltà, corsi, riviste e pubblicazioni scientifiche. Sono soprattutto le iscrizioni a lievitare. Docenti, studenti e – in numero crescente – studentesse affollano le aule della sede di Milano. Nel 1932 viene inaugurata la nuova sede nell’antico complesso monumentale dell’Abbazia cistercense di Sant’Ambrogio. Il futuro si apre davanti alle nuove generazioni. Anche chi non ha conosciuto personalmente la “sorella maggiore”, deve molto alla sua dedizione e lungimiranza.
Opera della Regalità
Formare il laicato cattolico alla liturgia: questa è la risposta di Armida Barelli alla mancanza di partecipazione attiva soprattutto delle giovani ai riti religiosi. Nel 1928 promuove l’Opera della Regalità di Nostro Signore Gesù Cristo con padre Agostino Gemelli. La nuova iniziativa intende educare alla liturgia i fedeli e vuole diffondere nelle parrocchie una cultura religiosa adeguata ai tempi nuovi. Fondamentale è la collaborazione della Gioventù Femminile e di Vita e Pensiero.
Nel 1931, l’Opera inizia la pubblicazione di un foglietto settimanale per seguire la messa, all’epoca totalmente in latino. In poche pagine, per ogni domenica, è spiegato il tempo liturgico ed è tradotto in italiano il testo della messa e delle principali preghiere. Nella partecipazione consapevole alle celebrazioni si rispecchia la coerenza tra fede e vita che Armida ha cercato nella sua esistenza e ha trasmesso alle donne del suo tempo.
La rinascita liturgica nel Novecento passa anche attraverso la formazione promossa dall’Opera della Regalità. Per Armida Barelli, l’azione capillare di istruzione deve partire dalle donne, ma coinvolge l’intera Chiesa. Non si tratta tanto di insegnare la corretta ritualità, ma di far scoprire la bellezza della liturgia come cammino per incontrare Dio.
L’Opera della Regalità diffonde opuscoli dal linguaggio accessibile, ma dai contenuti rigorosi. Propone incontri di formazione per le giovani, pubblica testi di approfondimento e promuove il canto liturgico. Offre tracce per l’ora di adorazione notturna nelle famiglie e per il triduo pasquale, preghiere per le bambine e meditazioni per le giovani. Le principali ricorrenze liturgiche sono l’occasione per accompagnare la crescita spirituale del laicato. La liturgia diventa occasione di catechesi per ogni ceto sociale.
L’Opera della Regalità promuove il rinnovamento della liturgia e della devozione popolare, attraverso strumenti e proposte concrete di formazione, a cominciare dagli esercizi spirituali rivolti a diverse categorie di persone. Nascono le Oasi che diventano un riferimento importante per la formazione spirituale e liturgica in luoghi francescani. Grazie all’impegno diretto e concreto di Armida Barelli, delle Missionarie e dell’Opera della Regalità la prima Oasi è fondata ad Assisi (Oasi Sacro Cuore) sulla strada di San Damiano, poi a Chiusi di La Verna (Oasi San Francesco) e a Greccio.
Paolo VI, nel 1966, sottolineerà il merito dell’Opera della Regalità nel preparare il terreno alla riforma liturgica voluta dal Concilio Vaticano II.
Donne Protagoniste
Dopo la seconda guerra mondiale, Armida Barelli continua nella sua azione per garantire una solida presenza cristiana nella società. Si impegna su nuovi fronti. Anche se inizialmente incerta, appoggia la Democrazia Cristiana e l’unità politica dei cattolici per arginare la possibile avanzata delle forze comuniste, socialiste e laiche. È però contraria alla formazione di un partito cattolico di destra e sostiene con convinzione il partito di Alcide De Gasperi.
Di fronte all’estensione del diritto di voto alle donne, la Gioventù Femminile garantisce una formazione politica diffusa anche negli ambienti popolari e incita le donne ad andare alle urne. L’Azione Cattolica è fondamentale per far crescere in Italia la democrazia.
Armida Barelli è convinta che le donne debbano diventare protagoniste della nuova stagione democratica.
Gli impegnativi appuntamenti politici del referendum istituzionale (1946), della stesura della Costituzione e delle prime elezioni politiche (1948) la vedono direttamente coinvolta. Con Giuseppe Lazzati (futuro rettore dell’Università Cattolica) ed Emilio Colombo, dal 1947 al 1948 organizza le “missioni religioso-sociali”. Grazie all’attività di “missionari” laici – uomini e donne – è garantita un’istruzione religiosa e civile soprattutto nelle zone meno sviluppate dell’Italia.
Armida è ancora in prima fila. Parla nelle assemblee pubbliche. Difende i valori cristiani. Invita alla coerenza e all’impegno. Sollecita le donne a partecipare alla vita politica. Alle elezioni del 18 aprile 1948, il voto femminile è determinante per il successo della Democrazia Cristiana.
La vita di Armida Barelli è intensa e anche molto faticosa. Già negli anni giovanili, ha interrotto i suoi impegni e i viaggi per curarsi. Per riprendere le forze, spesso si ritira nella calma della casa di Marzio o a Pegli, vicino a Genova: ama molto il mare.
Le sue condizioni di salute peggiorano all’inizio del 1950. Le è diagnosticata una paralisi bulbare progressiva. Deve rallentare subito i suoi impegni. Non abbandona però la scrittura di lettere e articoli. Si reca ancora a Roma per incontrare Pio XII. Ritorna a Marzio. Fa voto di rinunciare alla propria voce per la Facoltà di medicina e il Policlinico a Roma. Non riesce più a parlare, cammina con difficoltà. Muore il 15 agosto 1952.
I funerali sono celebrati nella piccola chiesa del paese. L’8 marzo del 1953, le sue spoglie sono traslate con grande solennità nella cripta della cappella dell’Università Cattolica. Ritorna a Milano dove tutto è iniziato.
Una storia che continua
L’Azione Cattolica Italiana ogni giorno realizza l’intuizione di Armida Barelli: unire strettamente fedeltà a Gesù Cristo, attenzione alla vita delle persone e servizio nella Chiesa e nella società.
Nella grande famiglia dell’Azione Cattolica, donne e uomini, ragazzi, giovani e adulti camminano insieme. I gruppi sparsi in ogni diocesi d’Italia creano una rete che educa tutte le generazioni.
Il segno distintivo dell’associazione è la cura delle relazioni tra le persone: la pace inizia da qui. È il Vangelo che guida la formazione della coscienza. La maturità del laicato si misura nella Chiesa. L’impegno civile mette alla prova la coerenza tra fede e vita.
Amare Dio e vivere con la gente è il progetto dell’Azione Cattolica. Proprio come ha insegnato Armida Barelli.
Vivere dentro la storia: è il carisma delle Missionarie della Regalità, l’istituto secolare fondato da Armida Barelli. Le missionarie sono ora sparse nei cinque continenti, testimoni del Vangelo nell’ordinarietà della vita.
Le missionarie vivono la loro consacrazione a Dio nel mondo, in ogni ambito e attività, e nel servizio al prossimo, tra gli uomini e le donne del proprio tempo. Si ispirano all’esperienza di Francesco d’Assisi e si dedicano all’apostolato.
“Va’, Missionaria: tutto il mondo ti appartiene”. Questo è il lascito di Armida Barelli per le missionarie. Per le strade della storia, continuano ad annunciare la gioia del Vangelo!
L’Università Cattolica del Sacro Cuore continua sulla strada tracciata da padre Gemelli e da Armida Barelli. Guardando al futuro. Qui si educano professionisti, ma ancor prima e di più uomini e donne capaci di lasciare traccia nella storia. Nelle sedi di Milano, Piacenza, Cremona, Roma e Brescia, attraverso uno studio accurato e illuminato dalla fede si formano persone responsabili e si costruisce una società più libera e giusta. La ricerca universitaria punta a sviluppare le conoscenze scientifiche e a formare le coscienze alla convivenza civile.
Lo sguardo di Armida Barelli accompagna e sostiene ancora oggi la missione dell’Ateneo dei cattolici italiani: la cultura come mezzo di promozione delle giovani generazioni, l’attenzione alle inclinazioni di ognuno, l’apertura alla dimensione internazionale, la libertà personale e i valori spirituali uniti all’impegno sociale. E, in tutto questo, l’Università Cattolica coltiva una grande fiducia nelle donne, come ha fatto Armida Barelli per tutta la sua vita: con cuore di donna al servizio della cultura e della società.
Un cammino di santità
Armida Barelli è proclamata beata il 30 aprile 2022 nel duomo di Milano. È stata giovane e donna: ora è “sorella maggiore” per tutta la Chiesa e, per molti aspetti, anche dell’Italia repubblicana.
La fase diocesana del processo per l’accertamento delle virtù eroiche di Armida inizia nel 1960 a Milano, per volontà del cardinal Giovanni Battista Montini, divenuto poi Papa con il nome di Paolo VI. È dichiarata venerabile nel 2007. Nel 2021 la Congregazione vaticana delle cause dei santi riconosce che un miracolo è avvenuto per sua intercessione.
Dal momento della beatificazione ogni 19 novembre ricorre la sua memoria liturgica.
Armida Barelli adesso è giovane per sempre. È beata, ma il suo sogno grande aspetta ancora di essere realizzato in pieno. È stata riconosciuta ed elevata a modello la sua santità operosa: la spiritualità inquieta e la fede sicura in Dio, le fragilità della malattia e l’attenzione ai bisogni delle persone, la preghiera intensa e l’impegno nella storia.
Armida Barelli mostra la capacità del laicato cristiano di vivere in modo consapevole la propria vocazione: alla luce del Vangelo, uomini e donne, giovani e adulti, possono dare la propria vita al servizio della Chiesa e della società.
Le sue parole risuonano ancora: gli ostacoli esistono per essere affrontati e i confini per essere superati. La sua vita è una testimonianza profetica: «Lavorate senza posa: amate, amate, amate».
Nella cattedrale gremita donne e uomini di generazioni diverse e di varie Paesi del mondo della diocesi di Milano, di tante diocesi italiane e di tanti paesi del mondo, la celebrazione eucaristica ha illuminato il cuore dell’intuizione di Armida Barelli: soltanto in Gesù Cristo vi è pienezza di vita e quella vita deve essere dedicata agli altri, annunciando il Vangelo, lavorando per il Regno di Dio.
Armida Barelli ha ricevuto da Dio tanti doni che ha messo a frutto sulla via della santità. La “sorella maggiore” «camminò nell’amore», come ha ricordato nell’omelia il cardinale Marcello Semeraro, prefetto della Congregazione delle Cause dei Santi e rappresentante di papa Francesco alla beatificazione. Le parole dell’arcivescovo di Milano, monsignor Mario Delpini, risuonate nel Duomo riguardano ogni persona: «Questo evento ci apre una possibilità e rivolge un invito: diventare santi!».